LUCIA SARDO / FELICIA IMPASTATO LA MADRE DEI RAGAZZI

Ha voluto portare il personaggio che interpretava al cinema ne “I cento passi” di Marco Tullio Giordana in teatro. Lucia Sardo racconta Felicia Impastato, la madre di Peppino ucciso dalla mafia con una carica di tritolo, per rendere omaggio a una figura che con la sua lotta costante ha dato una speranza di riscatto e cambiamento alla Sicilia. Felicia era la moglie di un mafioso e, se avesse seguito il codice mafioso, avrebbe dovuto tacere e imporre all’altro figlio la vendetta. Ha scelto invece di interrompere la faida e ha preteso che fosse lo Stato a punire l’assassino di suo figlio. E dopo ventiquattro anni dalla morte del figlio, è riuscita con ostinazione e coraggio a vedere conclusa l’inchiesta con la condanna all’ergastolo di Tano Badalamenti. Un ritratto di donna scevro da ideologia e mito.


BEPPE SEVERGNINI / DIARIO SENTIMENTALE DI UN GIORNALISTA

Un viaggio ironico, delicato e istruttivo: dalla scuola di Montanelli a via Solferino, dal primo articolo per «La Provincia» di Cremona al «New York Times», dai libri alla radio, dalla televisione all’attuale direzione di «7-Corriere della Sera». Italiani si rimane, il nuovo libro di Beppe Severgnini, arriva finalmente sul palcoscenico. Il racconto non spiega solo le trasformazioni nei media a cavallo tra due secoli: parla del tempo che passa, del legame con la terra e la famiglia, del piacere di insegnare e veder crescere nuovi talenti. Una narrazione intima, una sorprendente messa in scena musicale. Il racconto e le letture dell’autore saranno infatti accompagnati da una colonna sonora: perché i Talking Heads e Bruce Springsteen, The National e Franco Battiato sono anche occasioni professionali. E hanno riempito la vita di molti. L’autore – che tra il 2014 e il 2016 ha portato La vita è un viaggio in molti teatri d’Italia – sarà sul palco con Serena Del Fiore, giovanissima artista radiofonica (“conduttrice di sogni in FM”, si è definita). La guiderà, o forse sarà guidato.


ASSOCIAZIONE SOSTA PALMIZI E I NUOVI SCALZI / COSTELLAZIONI. PRONTI, PARTENZA...SPAZIO!

Dopo anni di studi e osservazioni dello spazio, il professor Radar si sveglia in quel sogno tanto desiderato: assieme alle professoresse Bussola e Calamita, mettono finalmente in azione l’invenzione del secolo che servirà alla ricerca di un luogo simile alla Terra: la Carrozzina Spaziale. In un viaggio fra pianeti e corpi celesti vivremo la danza delle Costellazioni: punti luminosi nel cielo, apparentemente vicini fra loro ma realmente distanti milioni e milioni di anni luce.

Per tutti a partire dai 5 anni


MARIO CUCINELLA CON GABRIELE VIA E STEFANIA TSCHANTRET / LE CITTÀ INVISIBILI

“Le città invisibili si presenta come una serie di relazioni di viaggio che Marco Polo fa a Kublai Kan imperatore dei Tartari.(...)sono un insieme di tante cose: di memoria, di desideri, di segni d’un linguaggio; le città sono luoghi di scambio, non soltanto scambi di merci, sono scambi di parole, di desideri, di ricordi.” (Italo Calvino)

Al testo di Calvino Gabriele Via ha dedicato uno spettacolo che offre una scrupolosa selezione di brani del libro e una serie di note canzoni interpretate da Stefania Tschantret. Così da restituire e integrare all’intelligenza delle città la loro viva emozione e la loro meraviglia, messe in scena dalla voce umana e dalla musica dal vivo.

Vedremo quindi la collaborazione fra teatro letteratura e architettura.

Lo spettacolo si divide in due pannelli e accoglie al centro la letio di un visionario d’eccezione: Mario Cucinella uno tra i più importanti architetti a livello internazionale, che ci offrirà la sua visione di città ideale.


1918 - 2018 | 100 ANNI CHE NON PASSANO / L’EREDITÀ DELLA GRANDE GUERRA TRA RICERCA E INNOVAZIONE

100 anni. Abbiamo studiato e ricercato, inventato e creato, in questo secolo. Eppure c’è qualcosa che è rimasto tale e quale. Quanto hanno inciso 100 anni di ricerca e innovazione in ciò che usiamo tutti i giorni e in ciò che percepiamo come ‘normale’? Cosa di rivoluzionario, inimmaginabile al tempo della Grande Guerra oggi, invece, esiste?!! Ricercatrici e ricercatori lo racconteranno sfidando il tempo. 12 minuti a disposizione per ciascuno per illustrare cosa nella loro disciplina è identico a 100 anni fa, cosa è stato innovato e cosa non c’era e ora c’è, grazie anche alla ricerca dell’Università di Bologna. Saranno 5 racconti veloci, brillanti e chiari. E sarà il pubblico in sala a decretare il vincitore!


CLYDE CHABOT / SICILIA

Una grande tavolata attorno alla quale ogni sera trovano posto 35 persone. A capotavola l’attrice francese Clyde Chabot racconta di una donna che decide di intraprendere un viaggio verso la sua terra di origine, la Sicilia appunto. Possiede sporadiche informazioni sulla sua famiglia e poche cose di una tradizione perduta su cui fare conto: nomi, oggetti, cibi, luoghi galleggiano nella sua memoria senza trovare una collocazione ordinata. La donna parte con la figlia (la sua moderna e francese discendenza) in cerca di luoghi, di lingue e di tradizioni. Modernità ed arcaismo si incontrano in un viaggio il cui unico scopo è forse quello di perdersi. Autrice, attrice e regista francese (classe 1966), Clyde Chabot fonda la sua compagnia, la Communauté inavouable, nel 1992. Al centro dei suoi lavori la caduta delle utopie, l’identità e le origini.

Spettacolo recitato in italiano con accesso limitato, solo prenotazione:

oratoriosanfilipponeri@mismaonda.eu


CADA DIE TEATRO - ROSSELLA DASSU / RAPTUS. DAL MITO GRECO AL FEMMINICIDIO.

“È stato un raptus”. Così si giustifica la violenza sulle donne: gli stupri, le aggressioni, i femminicidi. Nell’ambito del Festival “La violenza illustrata” Rossella Dassu propone uno spettacolo che collega un tema purtroppo sempre più attuale con il mito greco. Un percorso a ritroso che ci consente di identificare le origini storiche e culturali dei gesti violenti contemporanei, che continuano ad essere reiterati ad ogni latitudine. Per scoprire che “spesso accanto ad eroi dalle gesta gloriose si alternano figure femminili puramente al servizio dei protagonisti maschili, talvolta da questi tradite e abbandonate, talvolta spinte all’azione e definite quindi come pericolose”. Orfeo ed Euridice, Clitemnestra, Oreste: davanti a loro il pubblico diventa giudice in un processo ideale.


PEPPA PIG PRENDE COSCIENZA DI ESSERE UN SUINO

Come può un giovane padre single educare una bambina di quattro anni e mezzo quasi cinque, in questa società consumista? E come può un artista fare i soldi con il teatro? Un attore guadagna di più facendo cinema o lavorando all’Esselunga di viale Papiniano?
Un viaggio che inizia raccontando gioie e dolori della (mal)educazione infantile e termina in un’amara riflessione sulla perdita del valoredel gesto artistico nella nostra società. Una macelleria di persone e animali, parole affilate che tagliano come coltelli una realtà grondante sangue epropongono una satira del nostro gusto contemporaneo: le mode di mercato a cui i nostri figli sono esposti, lo spettacolocome intrattenimento fine a se stesso, l’amore/odio nei confronti della televisione, della filosofia tedesca e dell’Esselunga (vero centro di nuova produzione delle risorse umane).
Passando da Peppa Pig alle trasmissioni di Marzullo (Sottovoce però, non Applausi che è sfigata), dalle Pussy Riot a Vittorio Sgarbi, da Angelica Liddell a Linsday Lohan, l’io narrante protagonista di questo monologo arriverà a scoprire che solo dopo aver toccato il punto più basso della sua carriera potrà capire cosa significa davvero mettere in gioco se stesso: come attore e come individuo.Facendo pensare, sì; ma anche facendo ridere.
Perché non c’è miglior stimolo alla riflessione che il divertimento.

IL FESTIVAL 20 30

Chi ha tra i venti e i trent’anni oggi è nei guai. I giovani non lavorano. I giovani non hanno voglia di lavorare. I giovani lavorano gratis, vivono di rendita, sono già stanchi, sono sottovalutati, sono sopravvalutati, non hanno potere, non hanno rispetto, non ce la faranno mai, saranno precari a vita, non avranno la pensione, sono degli sdraiati, sono pessimisti, sono troppo ottimisti, sono choosy, bevono troppo, sono strozzati da una società gerontocratica, non è colpa loro, non si interessano di politica, sono estremisti, hanno pochi diritti, hanno troppi diritti, stanno sempre attaccati al computer, escono tutte le sere, non sono pronti, pazienti, elastici. Questo dicono di noi. Quelli che hanno il doppio dei nostri anni. Giunto alla quinta edizione, Festival20/30 continua a sondare l’immaginario di una generazione, quella di chi ha oggi tra i 20 e i 30 anni, facendola entrare in scena attraverso spettacoli, laboratori, concerti, installazioni e performance. Tutto scandalosamente gratis.

FESTIVAL 20 30
https://festival2030.com/p/festival
389 6308310

 


COLLETTIVO CONTROCAMPO / SEMPRE DOMENICA

"Il lavoro come tale costituisce la migliore polizia e tiene ciascuno a freno e riesce a impedire vali-damente il potenziarsi della ragione, della cupidità, del desiderio di indipendenza.

Esso logora straordinariamente una gran quantità di energia nervosa, e la sottrae al riflettere, allo scervellarsi, al sognare, al preoccuparsi, all'amare, all'odiare".

Sempre domenica è un lavoro sul lavoro.
È un lavoro sul tempo, l’energia e i sogni che il lavoro quotidianamente mangia, consuma, sottrae.
Sul palco sei attori su sei sedie, che tessono insieme una trama di storie, che aprono squarci di e-sistenze incrociate.
Sono vite affaccendate nei quotidiani affanni, vite che si arrovellano e intanto si consumano, che a tratti si ribellano eppure poi si arrendono, perché in questo carosello di moti e fallimenti è il lavoro a suonare la melodia più forte, quella dell’ineluttabile, dell’inevitabile, del così è sempre stato e del sempre così sarà.
Sempre domenica è un coro di anime, una sinfonia di destini.
Ma è – soprattutto - un canto d’amore per gli esseri umani, per il nostro starcene qui frementi ep-pure inchiodati, nell’immobilità di una condizione che una tenace ideologia ci fa credere da secoli non tanto la migliore, quanto l’unica – davvero? – possibile.

IL FESTIVAL 20 30

Chi ha tra i venti e i trent’anni oggi è nei guai. I giovani non lavorano. I giovani non hanno voglia di lavorare. I giovani lavorano gratis, vivono di rendita, sono già stanchi, sono sottovalutati, sono sopravvalutati, non hanno potere, non hanno rispetto, non ce la faranno mai, saranno precari a vita, non avranno la pensione, sono degli sdraiati, sono pessimisti, sono troppo ottimisti, sono choosy, bevono troppo, sono strozzati da una società gerontocratica, non è colpa loro, non si interessano di politica, sono estremisti, hanno pochi diritti, hanno troppi diritti, stanno sempre attaccati al computer, escono tutte le sere, non sono pronti, pazienti, elastici. Questo dicono di noi. Quelli che hanno il doppio dei nostri anni. Giunto alla quinta edizione, Festival20/30 continua a sondare l’immaginario di una generazione, quella di chi ha oggi tra i 20 e i 30 anni, facendola entrare in scena attraverso spettacoli, laboratori, concerti, installazioni e performance. Tutto scandalosamente gratis.

FESTIVAL 20 30
https://festival2030.com/p/festival
389 6308310

 

 


THE ANDRE' / VERA VENDETTA TOUR

Senza mai svelare il suo volto e donando la sua arte di interpretare in versione acustica le hit più famose e i linguaggi più criptici del mondo della trap e dell’indie, per la prima volta The André arriva a Bologna a Festival 2030 con il Vendetta Vera Tour. Il Progetto, nato quasi per gioco per amore di Fabrizio De André e il suo repertorio, raggiunge in poco tempo gli onori delle cronache per le rivisitazioni di celebri brani: da Habibi di Ghali a Scooteroni di Marracash e Guè Pequeno, da Mi sono rotto il cazzo de Lo Stato Sociale fino al duetto con Dolcenera di Cupido. Con quasi 3 milioni di visualizzazioni sul canale YouTube, The André diventa presto un fenomeno del web grazie alle straordinarie versioni di cover d’autore in cui omaggia il grande Maestro, immaginando come si sarebbe cimentato ai giorni nostri cantando i testi del filone trap.

Salirà sul palco dell’Oratorio San Filippo Neri di Bologna, un oratorio barocco del settecento, con il suo portato di dissacrante ironia, in un cortocircuito di immaginari e linguaggi generazionali.

IL FESTIVAL 20 30

Chi ha tra i venti e i trent’anni oggi è nei guai. I giovani non lavorano. I giovani non hanno voglia di lavorare. I giovani lavorano gratis, vivono di rendita, sono già stanchi, sono sottovalutati, sono sopravvalutati, non hanno potere, non hanno rispetto, non ce la faranno mai, saranno precari a vita, non avranno la pensione, sono degli sdraiati, sono pessimisti, sono troppo ottimisti, sono choosy, bevono troppo, sono strozzati da una società gerontocratica, non è colpa loro, non si interessano di politica, sono estremisti, hanno pochi diritti, hanno troppi diritti, stanno sempre attaccati al computer, escono tutte le sere, non sono pronti, pazienti, elastici. Questo dicono di noi. Quelli che hanno il doppio dei nostri anni. Giunto alla quinta edizione, Festival20/30 continua a sondare l’immaginario di una generazione, quella di chi ha oggi tra i 20 e i 30 anni, facendola entrare in scena attraverso spettacoli, laboratori, concerti, installazioni e performance. Tutto scandalosamente gratis.

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