ENZO COSIMI / LA BELLEZZA TI STUPIRÀ

In La bellezza ti stupirà il coreografo Enzo Cosimi ha lavorato con alcuni senzatetto, migranti e persone in condizione di fragilità, facendo affiorare nel corpo e nei gesti i loro vissuti, elevandoli a monumenti, prìncipi del nostro tempo, modelli di una sfilata teatrale. Accompagnati dal violoncello, gli homeless entrano in silenzio e si inchinano per prendere il loro abito di scena tra un mucchio di stracci, camminando tra il pubblico che li osserva. Una performance dove movimenti minimali e presenza scenica riescono a restituire l’inaspettata regalità di una solitudine assoluta.

 


FRANKIE HI-NRG MC / FACCIO LA MIA COSA

Il pioniere del rap italiano racconta sé stesso e l’hip hop in un monologo fatto di parole e musica. A cavallo tra autobiografia e documentario, con uno stile frizzante e spettacolare, Frankie hi-nrg mc traccia il percorso che lo ha portato a diventare uno dei capiscuola del rap nostrano e – in parallelo – di come a New York è nato nei quartieri più disagiati l’hip hop, la cultura che per alcuni decenni ha invaso tutto il mondo e da cui deriva molta musica contemporanea. Dalla sua nascita nel 1969 fino a “Fight da faida”, il suo primo grande successo, Frankie accompagna nel suo racconto il pubblico alla scoperta di un passato comune (lo sbarco sulla luna, il terremoto del Belice, l’invenzione del videogiochi...), commentandolo con l’ausilio di video musicali che sono la memoria collettiva di una generazione.


PERFORMAZIONI INTERNATIONAL WORKSHOP FESTIVAL / LA CITTÀ GLOBALE IL RITO

A grande richiesta, dopo la presentazione nella passata edizione del Festival, torna lo spettacolo “Il Rito”, che riassume i dieci anni di ricerca del progetto “Stracci della Memoria” di Instabili Vaganti, nella sua versione site-specific, appositamente creata per gli spazi dell’Oratorio San Filippo Neri. La scena si struttura in uno spazio che assume il valore simbolico di giardino sacro, un luogo senza tempo dove un uomo e una donna, in scena e/o virtuali, percorrono il ciclo della vita fissandolo nell’eternità del rito al quale il pubblico prende parte come spettatore. Una composizione originale di testi poetici, musica, azioni fisiche e canti, che mira ad attualizzare i materiali performativi provenienti dalle tradizioni culturali dei diversi luoghi del mondo, attraversati dal progetto.


PERFORMAZIONI INTERNATIONAL WORKSHOP FESTIVAL / I FIORI DEL MALE O LA CELEBRAZIONE DELLA VIOLENZA

Il testo “I fiori del male o la celebrazione della violenza” è un monologo scritto nel 2018 ed è giocato dallo stesso autore sotto forma di conferenza che segue la linea dell’autofinzione, alla quale il drammaturgo franco-uruguaiano Sergio Blanco si dedica già da alcuni anni. Con un solo schermo come apparato scenico, alcuni libri, una lampada e una proiezione permanente del quadro Sansone accecato dai Filistei di Rembrandt, reinterpretato dall’artista visivo Miguel Grompone, l’opera coinvolge il pubblico in un’esposizione sulla violenza e la letteratura che colpisce per la sua profondità, la sua radicalità e la sua nitidezza.  Mentre la lettura avanza, ciò che cattura lo spettatore, di questo formato originale, che lo stesso Blanco ha chiamato Conferencia autoficcional, è che il testo non parla solo di violenza e di letteratura, ma del modo intimo in cui il suo autore ha vissuto la violenza letteraria, patendola con dolore e tormento e allo stesso tempo sperimentandone il godimento e il piacere.

Questo fa si che il monologo non si limiti solo alla semplice ed evidente condanna della violenza, che naturalmente c'è e con grande fervore, ma riesca anche a sprofondare nella celebrazione di questa violenza letteraria che cerca nel male la bellezza.

 

In questo modo “I fiori del male o la celebrazione della violenza” è un testo dove il complesso problema della violenza, dal momento in cui è trattato dal punto di vista letterario, sfugge dalla morale castrante, per proiettarsi con totale libertà nella poesia. Come spiega Sergio Blanco nella sua conferenza: "La letteratura sarebbe quindi il posto che l'umanità avrebbe trovato per poter parlare di violenza. Per raccontarla. Lo spazio letterario ammetterebbe quindi la violenza poeticizzandola ".

 


PERFORMAZIONI INTERNATIONAL WORKSHOP FESTIVAL / LA CITTÀ GLOBALE MEGALOPOLIS #BOLOGNA

Lo spettacolo sarà composto da diversi quadri che rappresentano i differenti volti di una poliedrica città virtuale. Una città “invisibile” dalla quale emergono aspetti reali, visioni e ricordi espressi attraverso le azioni dei performer, la drammaturgia in più lingue, le ambientazioni sonore, il video mapping. Elementi che, all’unisono, disegnano una sorta di mappa architettonico- esperienziale in cui il performer, come un Marco Polo contemporaneo, compie continue trasfigurazioni, calandosi in tempi, luoghi, spazi e personaggi diversi, per dare corpo ad alcune maschere della contemporaneità. In questo errare egli incontra alcune figure che con la loro specificità artistica rappresentano i paesi narrati.


PERFORMAZIONI INTERNATIONAL WORKSHOP FESTIVAL / LA CITTÀ GLOBALE INSTABILI VAGANTI

Nell’ambito dell’International Workshop Festival PerformAzioni, l’oratorio San Filippo Neri, diventa una residenza artistica ospitando i performer internazionali che prenderanno parte a due workshop. Il primo, In the Cities, diretto da Instabili Vaganti, rivolto ad attori e performer, esplorerà il rapporto tra contemporaneità e tradizione, realtà e virtualità, globalizzazione e identità culturale di una città e dei suoi abitanti e culminerà con la performance Megalopolis#Bologna. Il secondo, diretto dall’acclamato regista e drammaturgo uruguayano Sergio Blanco, rivolto a dieci drammaturghi, prevede una sessione di scrittura pubblica e collettiva, sul tema della città globale con un esito finale in forma di spettacolo al San Filippo Neri o in una piazza della città.


LA LEZIONE / LETTURA NON DRAMMATICA DEL DRAMMA COMICO DI EUGÈNE IONESCO

Un ritornello: teatro dell’assurdo, teatro dell’assurdo... “Assurdo”: cosa è assurdo? Cosa altro mai sarebbe un vivente ballonzolante su due zampe o svolazzante con un paio di ali se non un assurdo accettato come dato di fatto? Tutto è “assurdo” e, nel caso specifico di La lezione, lo è il volersi occupare dell’istruzione e del crimine che commette il docente ogni giorno sui suoi discenti nati tutti diversi uno dall’altro, con l’intento di modificarli, di educarli, di renderli con questo simili l’uno all’altro per salvare la società dalla confusionaria, pericolosa varietà.

Per poi, avvelenarli con l’uniformità, la piattezza, la semplificazione unificante.

Se si moltiplicano questi "omicidi" per il numero dei docenti operanti nel mondo, si comprenderà quale smisurato sterminio si commetta ogni giorno.


ABBAGLI CHE ILLUMINANO / LA LEZIONE DEGLI ERRANTI

Giunta alla sua sesta edizione, ErrorDay, Giornata mondiale dell’Errore, avrà come tema educazione ed errori. Ho chiesto ai miei studenti: qual è il tuo più grande errore? “Sono troppo buona...” Siamo molto bravi a vedere gli errori degli altri, a mostrare la nostra ragione. Ma ammettere i propri sbagli è troppo difficile, come se il crollo delle nostre convinzioni e degli abbagli presi siano eventi bizzarri, l’eccezione che conferma la regola, casi rari o aberrazioni inspiegabili che ci fanno sentire profondamente idioti, avviliti e imbarazzati, ignoranti, indolenti e pazzi, disattenti, distratti, timidi o sbruffoni, pieni di pregiudizi, razzisti, aggressivi e prevaricatori.

La complessità del mondo, la fallacia dei nostri sensi, i numerosi pregiudizi e i tanti sbagli che ne possono nascere, indicano inequivocabilmente come l’errore non sia raro.

La stessa storia della scienza mostra come teorie scientifiche considerate inattaccabili si siano poi rivelate errate e come la scienza proceda cogliendo e correggendo quegli errori che, nel corso del tempo, a loro volta, potrebbero rivelare tali aggiustamenti come errati. In tutti i campi, dalla medicina all’istruzione, le verità accettate di oggi possono divenire gli errori di domani.

“Si enim fallor, sum” scriveva ne La città di Dio, Agostino a indicare che sbagliare è costitutivo del nostro essere, di quello che in qualche modo siamo.

E allora cosa e come possiamo insegnare, istruire ed educare se neppure ricordiamo o sorvoliamo sulla differenza tra queste azioni? E se ci rivolgiamo a chi talvolta cerca solo conferme, gratificazioni per un piccolo sforzo, come se per diventare Leonardo, Dürer, Mozart o Kubrick, basti andare a scuola, dove spesso chi è incapace e incompetente non si accorge delle proprie incapacità e lacune e, anzi, ha una sovrastima delle proprie possibilità mentre chi sa, e sa di non sapere, si sottostima, lasciando spazio e voce ai cialtroni? Perché allora non parliamo dei banchi di scuola, che una volta ergonomicamente obliqui ridiventano piatti, dell’abbandono dei grembiuli, dell’accettazione del telefonino in classe, delle diagnosi di fobia scolastica nelle scuole superiori (l'obbligo scolastico, in Italia, termina all’incirca a 16 anni), della persistenza dei decreti delegati, dei ricatti dei genitori e di tanti altri problemini?

Come si fa ancora a parlare di educazione? Ma proprio questo si tenterà di fare scherzando seriamente con l’entomologo Gianumberto Accinelli, le parafrasi di Alberto Piancastelli, le Cattive maestre di Clelia Sedda e Sotto gli occhi di tutti di Annagiulia Gramenzi, passando per altri illustri luminari, ma soprattutto luminosi, ospiti d’errore.

La giornata mondiale dell’errore sarà un viatico per deviati, un errare alla ricerca di quella luce che ci conduce verso nuovi lidi.

Ideato e condotto da Clelia Sedda, cattiva maestra di modestia.

Musiche originali eseguite dal vivo da Roberta Giallo.

In collaborazione con:


BRUNO DAMINI / FAME E FAMA DALLA VOCE DI GRANDI ATTORI

Dal volume delle Edizioni Minerva che dà il titolo alla serata, e dalle 9 puntate di una sua rubrica recentemente andata in onda su Rai Radio 3 “Pantagruel” a cura di Laura Palmieri, il giornalista-scrittore Bruno Damini commenta le registrazioni audio di cinque sue interviste dei primi anni Novanta a grandi protagonisti della scena teatrale e cinematografica, oggi scomparsi, sui temi della fame reale o metaforica, del mangiare in scena e di quando la fama di successo mordeva più di quella materiale. Parlare di fame è parlare di vita e per l’attore la vita si confonde col suo “doppio” teatrale. A distanza di oltre vent’anni la ricchezza di quelle confessioni è carica di emozioni e   quelle voci oggi “si fanno carne” all’ascolto per   l’immediata   riconoscibilità e la spontaneità testimoniale.

Voci in scena di: Nanni Loy (La lezione di Totò sui bisogni primari), Franca Rame (La fame vera degli ultimi), Nino Manfredi (L’eredità del nonno “alfabeta”), Gino Bramieri (Un comico fa ridere anche quando ha fame), Paolo Poli (Nelle mie fiabe non si mangia mai).

 

Introduce e dialoga con l’autore Laura Palmieri, Rai Radio 3

 


GIULIANA MUSSO / LA FABBRICA DEI PRETI

Ancora un lavoro di indagine per un’attrice sensibile e stimata come Giuliana Musso. Lo spettacolo, da lei scritto e interpretato, intreccia tre diverse forme di racconto: un reportage della vita dei seminari anni ‘50-’60; la proiezione di tre album fotografici ed infine la testimonianza vibrante di tre personaggi tutti interpretati da Musso. Gli anziani sacerdoti si raccontano con franchezza: la giovinezza in seminario, i tabù, le regole, le gerarchie, l’impatto con il mondo, la scoperta di una personale forma di felicità umana. Lo sfondo di ogni narrazione è la cultura cattolica che ha generato il nostro senso etico e morale. E così lo spettacolo, molto lodato dalla critica, parlando di ex seminaristi racconta di noi, delle nostre paure e delle nostre ipocrisie.