SE MI DICONO DI VESTIRMI DA ITALIANO, NON SO COME VESTIRMI
Cosa vuol dire, essere italiani? Avere lo zaino Invicta? Parlare male le lingue straniere? Gesticolare? Cantare canzoni d’amore? Non pagare le tasse? Essere eleganti? Portare gli occhiali scuri anche di notte? Applaudire all'atterraggio dell'aereo?
Nicola Borghesi e Paolo Nori hanno scritto questo spettacolo che li ha portati a indagare la questione nei luoghi istituzionali, come l’ufficio immigrazione della questura, in rete e per le strade di Bologna. La ricerca e la loro inclinazione alle divagazioni li ha portati a parlare di calcio, famiglia, capperi, moda, di Albert Camus, di Alessandro Manzoni e della periferia Nord di Foggia e li ha condotti a un’altra domanda «Cos’è la patria?».
BANDA OSIRIS E TELMO PIEVANI / AQUADUEO. UN PIANETA MOLTO LIQUIDO
Nel nuovo spettacolo della Banda Osiris l’acqua è il pretesto, attraverso la lente deformata e deformante del gruppo, per un viaggio musicale nei problemi che affliggono il nostro pianeta.
Inquinamento, cambiamenti climatici, effetto serra, sono temi con i quali ci si confronta quotidianamente e la Banda Osiris interviene nel dibattito per offrire il suo personale quanto inutile contributo magistralmente guidati dal prof Telmo Pievani.
Partendo da una suggestiva “Hommage à l’eau”, in cui l’acqua diventa base percussiva dell’intero brano, passando attraverso una lettera indirizzata ai grandi della terra, “L’acqua che verrà” liberamente ispirata a Lucio Dalla, e scomodando in seguito Roger Waters, Buscaglione, Modugno, Vivaldi e i Beatles, la Banda Osiris vuole dimostrare che il nostro mondo è ormai con l’acqua alla gola.
MARIO TOZZI E LORENZO BAGLIONI / CLIMA: TEMPO SCADUTO. FA UN POP PIÙ CALDO
Mario Tozzi è il geologo, ricercatore del CNR, che da anni in tv, radio e attraverso il suoi libri predica agli amministratori, ai politici e alla gente l’importanza di un comportamento consapevole e oculato per preservare il pianeta dai cataclismi ingenerati dallo sfruttamento irresponsabile delle risorse.
Lorenzo Baglioni, classe ‘86, è cantante, attore e matematico. Ha fatto confluire queste tre abilità in una vocazione: semplificare, ridurre ai minimi termini, con l’aiuto dell’ironia e della musica, i temi più ostici.
Dal loro incontro è nato il progetto di potenziare la forza divulgativa di entrambi mettendola al servizio dell’emergenza che ormai non possiamo più tacere: il cambiamento climatico.
CONVIVIO SPETTACOLARE QUANDO ESSERE IGNORANTI CREATIVI È MEGLIO CHE ESSERE ESPERTI
Il 3 novembre ci ritroveremo di nuovo insieme per una anticipazione della prossima edizione dell’ErrorDay dedicata ad Economia ed errore, introdotta da BYUROKRATIYA, la Danza Timbrale. Ci interrogheremo, camminando sul filo del rasoio dell’elogio all’arroganza, sull’importanza dell’essere ignoranti in un determinato campo per poter trattare il terribile tema dell’errore e della mancanza di visione degli esperti: con tutte le relative conseguenze sull’organizzazione e la diffusione della conoscenza.
A guidarci erroristi, luminari e, soprattutto, luminosi ospiti, tra cui il l’entomologo Gianumberto Accinelli, il prorettore al trasferimento tecnologico ed ai rapporti con le imprese dell’Università di Padova, Fabrizio Dughiero, il musicologo Massimo Privitera (con chitarra) e Alberto Piancastelli (con matita).
SPETTACOLO COMICO MOLTO SERIO / L’IGNORANTE INNOVA MEGLIO. DILETTANTI E POTENZIALE DELL’IGNORANZA CREATIVA
Il 2 e il 3 novembre sono due giorni perfetti (facendo pure le corna!) per parlare dell’errore fatale che risorge nel suo contrario, trasformandosi in successo clamoroso. In questa edizione speciale dell’ErrorDay, il solito gruppo affiatato condotto da Clelia Sedda, insieme agli erroristi Roberta Giallo e Alberto Piancastelli si impegnerà in una riflessione comica molto seria sull’importanza dell’ignoranza per l’innovazione e la creatività con uno dei massimi studiosi italiani di economia dell’innovazione, Piero Formica, che canterà i creatori di percorsi verso innovazioni radicali (Guglielmo Marconi docet), Mario Pittalis, impiegato pubblico, con il suo “Hostile Design” e Annagiulia Gramenzi, medico e docente di storia della medicina che, partendo dal presupposto di come a priori Marconi e il ciarlatano siano indistinguibili, ci terrà una dotta e faceta conversazione dal titolo: “Comprate il mio specifico, per poco ve lo do”.
RACINES DE SONGE / ROOTS OF DREAM
Esperienza sensoriale, pittura vivente in cui lo spettatore può scegliere se essere guidato verso un mondo tutto suo. Racines de Songe è il primo scenario del solo coreografico Racines, che vuole rivelare la parte inferiore dei nostri iceberg invitandoci ad immergerci nella terra, la testa prima.
Un personaggio senza volto si muove attorno a un tavolo.
È un'impressione o la terra si muove sotto i suoi piedi?
Siamo nel suo laboratorio o nella sua camera da letto?
Come spettatori ci poniamo tutte queste domande, per lasciarci finalmente andare e immergerci nel terreno.
A seguire incontro con l’artista.
RESTITUIRE. PICCOLO ATTO POETICO
Condivisione pubblica del laboratorio Corpo Memoria a cura di Frey Faust, Francesca Pedullà e Sandro Beltramo con i partecipanti e le partecipanti al laboratorio.
Per questo appuntamento, che vuole essere condivisione collettiva, verranno scelti alcuni dei momenti più significativi nati durante il laboratorio Corpo Memoria, percorso che fonde l’esperienza del movimento (Frey Faust e Francesca Pedullà) con quella del tratto grafico (Sandro Beltramo), che coniuga danza e disegno secondo i principi dell’Axis Syllabus per far affiorare memorie, riaffermarle, riconoscerle e continuare a conoscersi. Il pubblico avrà la possibilità di osservare semplicemente, di osservare partecipando - apportando la sua prospettiva attraverso la rappresentazione grafica - o di partecipare attivamente alle pratiche proposte.
IO SONO, QUEL TESSUTO CHE CONNETTE
All’interno di Scie, Festival internazionale di danza dedicato alla ricerca e all'incontro tra arti, scienze e culture, Frey Faust - autore del Network di ricerca internazionale Axis Syllabus - insieme alla danzatrice e ricercatrice Emanuela Iacopini, e all'artista visivo-performativo Jacques André Dupont, si incontrano in una lecture-performance dedicata alla fascia, il bianco involucro che «bisogna togliere per vedere qualcosa». Cenerentola della scienza, la fascia è oggi di grande interesse in campo medico e artistico in quanto forma una rete tensionale continua che attraversa tutto il corpo, rivestendo e connettendo ogni singolo organo, ogni muscolo, ogni nervo o cellula muscolare. La sua identità è ancora controversa, ma diversi congressi mondiali continuano ad approfondirne la conoscenza, il numero di pubblicazioni su riviste scientifiche cresce, così come le applicazioni terapeutiche e la sua influenza nello studio del movimento e della danza. Io sono, quel tessuto che connette, raccoglie esperienze tra arte e scienza sulle implicazioni generate dalla scoperta di questo nuovo organo.
SIMONETTA AGNELLO HORNBY e FILOMENA CAMPUS / CREDEVO CHE (O DELLA VIOLENZA DOMESTICA)
Simonetta Agnello Hornby e Filomena Campus pensano che sia un dovere parlare di violenza domestica e condividere con gli altri quello che Simonetta ha imparato in trent’anni di avvocatura attraverso i clienti del suo studio legale, il primo in Inghilterra ad avere un dipartimento dedicato ai casi di questo tipo specifico. Lo spettacolo è un testo a due voci cucito sulle storie dei clienti di Simonetta e di altri ed è accompagnato dal profondo commento musicale di Filomena, vocalist jazz e registra teatrale, per offrire un’opportunità di riflessione e respiro.
FESTIVAL PERASPERA12 / DARKNESS SESSION (EXPANDED)
La dodicesima edizione del festival perAspera arriva all'Oratorio San Filippo Neri con Darkness Session (expanded), una performance musicale site specific completamente al buio. Le azioni e relazioni visive, fondamentali anche nella pratica quotidiana - tra pubblico e performer e tra il pubblico stesso e il luogo - vengono annullate per amplificare il personale e particolare esperire di ogni singolo. Fino al successivo ritorno alla vista, che porta alla luce la dimensione collettiva e spaziale. La solitudine lascia spazio al sollievo del ritorno alla comunità, ad una dimensione più propriamente umana. Ma il non facile percorso verso questo ritorno passa attraverso l'accettazione della propria singolarità e attraverso una trasformazione dei propri paradigmi percettivi.