PERFORMAZIONI INTERNATIONAL WORKSHOP FESTIVAL / LA CITTÀ GLOBALE MEGALOPOLIS #BOLOGNA

Lo spettacolo sarà composto da diversi quadri che rappresentano i differenti volti di una poliedrica città virtuale. Una città “invisibile” dalla quale emergono aspetti reali, visioni e ricordi espressi attraverso le azioni dei performer, la drammaturgia in più lingue, le ambientazioni sonore, il video mapping. Elementi che, all’unisono, disegnano una sorta di mappa architettonico- esperienziale in cui il performer, come un Marco Polo contemporaneo, compie continue trasfigurazioni, calandosi in tempi, luoghi, spazi e personaggi diversi, per dare corpo ad alcune maschere della contemporaneità. In questo errare egli incontra alcune figure che con la loro specificità artistica rappresentano i paesi narrati.


PERFORMAZIONI INTERNATIONAL WORKSHOP FESTIVAL / LA CITTÀ GLOBALE INSTABILI VAGANTI

Nell’ambito dell’International Workshop Festival PerformAzioni, l’oratorio San Filippo Neri, diventa una residenza artistica ospitando i performer internazionali che prenderanno parte a due workshop. Il primo, In the Cities, diretto da Instabili Vaganti, rivolto ad attori e performer, esplorerà il rapporto tra contemporaneità e tradizione, realtà e virtualità, globalizzazione e identità culturale di una città e dei suoi abitanti e culminerà con la performance Megalopolis#Bologna. Il secondo, diretto dall’acclamato regista e drammaturgo uruguayano Sergio Blanco, rivolto a dieci drammaturghi, prevede una sessione di scrittura pubblica e collettiva, sul tema della città globale con un esito finale in forma di spettacolo al San Filippo Neri o in una piazza della città.


FANIA OZ-SALZBERG CON ALESSIO VASSALLO / PER AMOS OZ: LA MEMORIA NELLE PAROLE

Rammemorare significa non dimenticare, è memoria personale e di un popolo. Ed è la parola ad essere “ponte” sull’abisso dell’oblio. Il raccontare consente di cogliere dei “passaggi” che segnano le svolte, nel tentativo della coscienza di cogliersi come soggettività umana, rimanendo sempre luogo di domanda. Attraverso le parole del grande scrittore israeliano Amos Oz, recentemente scomparso, la figlia Fania Oz e l’attore Alessio Vassallo ripercorreranno poeticamente il denso mistero autobiografico e universale della sua scrittura, delinenadone la permanenza rammemorante, che è appello, chiarità che ci/si apre.

Programma Mens-a 2019 con volti

 


GABRIELE STRATA / PIANOFORTE

È il vincitore del “Premio Venezia”, uno dei più ambiti concorsi pianistici nazionali, riservato ai migliori diplomati dei Conservatori italiani. Gabriele Strata, vent’anni, ha studiato al Conservatorio di Vicenza con Riccardo Zadra e Roberto Prosseda e si sta perfezionando alla Yale University con Boris Berman. Per il suo debutto a Bologna ha scelto uno dei brani più geniali di Chopin, la Fantasia op.49, pagina di intensa passionalità. Virtuosismo e un senso di libertà improvvisativa dominano nel secondo brano in programma, la fantasia quasi sonata “Après une lecture de Dante” di Liszt. Si passa poi al pianismo del Novecento con il Debussy simbolista dei Preludi e il Bartók dell’evocativa suite All’aria aperta.


LA LEZIONE / LETTURA NON DRAMMATICA DEL DRAMMA COMICO DI EUGÈNE IONESCO

Un ritornello: teatro dell’assurdo, teatro dell’assurdo... “Assurdo”: cosa è assurdo? Cosa altro mai sarebbe un vivente ballonzolante su due zampe o svolazzante con un paio di ali se non un assurdo accettato come dato di fatto? Tutto è “assurdo” e, nel caso specifico di La lezione, lo è il volersi occupare dell’istruzione e del crimine che commette il docente ogni giorno sui suoi discenti nati tutti diversi uno dall’altro, con l’intento di modificarli, di educarli, di renderli con questo simili l’uno all’altro per salvare la società dalla confusionaria, pericolosa varietà.

Per poi, avvelenarli con l’uniformità, la piattezza, la semplificazione unificante.

Se si moltiplicano questi "omicidi" per il numero dei docenti operanti nel mondo, si comprenderà quale smisurato sterminio si commetta ogni giorno.


ABBAGLI CHE ILLUMINANO / LA LEZIONE DEGLI ERRANTI

Giunta alla sua sesta edizione, ErrorDay, Giornata mondiale dell’Errore, avrà come tema educazione ed errori. Ho chiesto ai miei studenti: qual è il tuo più grande errore? “Sono troppo buona...” Siamo molto bravi a vedere gli errori degli altri, a mostrare la nostra ragione. Ma ammettere i propri sbagli è troppo difficile, come se il crollo delle nostre convinzioni e degli abbagli presi siano eventi bizzarri, l’eccezione che conferma la regola, casi rari o aberrazioni inspiegabili che ci fanno sentire profondamente idioti, avviliti e imbarazzati, ignoranti, indolenti e pazzi, disattenti, distratti, timidi o sbruffoni, pieni di pregiudizi, razzisti, aggressivi e prevaricatori.

La complessità del mondo, la fallacia dei nostri sensi, i numerosi pregiudizi e i tanti sbagli che ne possono nascere, indicano inequivocabilmente come l’errore non sia raro.

La stessa storia della scienza mostra come teorie scientifiche considerate inattaccabili si siano poi rivelate errate e come la scienza proceda cogliendo e correggendo quegli errori che, nel corso del tempo, a loro volta, potrebbero rivelare tali aggiustamenti come errati. In tutti i campi, dalla medicina all’istruzione, le verità accettate di oggi possono divenire gli errori di domani.

“Si enim fallor, sum” scriveva ne La città di Dio, Agostino a indicare che sbagliare è costitutivo del nostro essere, di quello che in qualche modo siamo.

E allora cosa e come possiamo insegnare, istruire ed educare se neppure ricordiamo o sorvoliamo sulla differenza tra queste azioni? E se ci rivolgiamo a chi talvolta cerca solo conferme, gratificazioni per un piccolo sforzo, come se per diventare Leonardo, Dürer, Mozart o Kubrick, basti andare a scuola, dove spesso chi è incapace e incompetente non si accorge delle proprie incapacità e lacune e, anzi, ha una sovrastima delle proprie possibilità mentre chi sa, e sa di non sapere, si sottostima, lasciando spazio e voce ai cialtroni? Perché allora non parliamo dei banchi di scuola, che una volta ergonomicamente obliqui ridiventano piatti, dell’abbandono dei grembiuli, dell’accettazione del telefonino in classe, delle diagnosi di fobia scolastica nelle scuole superiori (l'obbligo scolastico, in Italia, termina all’incirca a 16 anni), della persistenza dei decreti delegati, dei ricatti dei genitori e di tanti altri problemini?

Come si fa ancora a parlare di educazione? Ma proprio questo si tenterà di fare scherzando seriamente con l’entomologo Gianumberto Accinelli, le parafrasi di Alberto Piancastelli, le Cattive maestre di Clelia Sedda e Sotto gli occhi di tutti di Annagiulia Gramenzi, passando per altri illustri luminari, ma soprattutto luminosi, ospiti d’errore.

La giornata mondiale dell’errore sarà un viatico per deviati, un errare alla ricerca di quella luce che ci conduce verso nuovi lidi.

Ideato e condotto da Clelia Sedda, cattiva maestra di modestia.

Musiche originali eseguite dal vivo da Roberta Giallo.

In collaborazione con:


BRUNO DAMINI / FAME E FAMA DALLA VOCE DI GRANDI ATTORI

Dal volume delle Edizioni Minerva che dà il titolo alla serata, e dalle 9 puntate di una sua rubrica recentemente andata in onda su Rai Radio 3 “Pantagruel” a cura di Laura Palmieri, il giornalista-scrittore Bruno Damini commenta le registrazioni audio di cinque sue interviste dei primi anni Novanta a grandi protagonisti della scena teatrale e cinematografica, oggi scomparsi, sui temi della fame reale o metaforica, del mangiare in scena e di quando la fama di successo mordeva più di quella materiale. Parlare di fame è parlare di vita e per l’attore la vita si confonde col suo “doppio” teatrale. A distanza di oltre vent’anni la ricchezza di quelle confessioni è carica di emozioni e   quelle voci oggi “si fanno carne” all’ascolto per   l’immediata   riconoscibilità e la spontaneità testimoniale.

Voci in scena di: Nanni Loy (La lezione di Totò sui bisogni primari), Franca Rame (La fame vera degli ultimi), Nino Manfredi (L’eredità del nonno “alfabeta”), Gino Bramieri (Un comico fa ridere anche quando ha fame), Paolo Poli (Nelle mie fiabe non si mangia mai).

 

Introduce e dialoga con l’autore Laura Palmieri, Rai Radio 3

 


GIULIANA MUSSO / LA FABBRICA DEI PRETI

Ancora un lavoro di indagine per un’attrice sensibile e stimata come Giuliana Musso. Lo spettacolo, da lei scritto e interpretato, intreccia tre diverse forme di racconto: un reportage della vita dei seminari anni ‘50-’60; la proiezione di tre album fotografici ed infine la testimonianza vibrante di tre personaggi tutti interpretati da Musso. Gli anziani sacerdoti si raccontano con franchezza: la giovinezza in seminario, i tabù, le regole, le gerarchie, l’impatto con il mondo, la scoperta di una personale forma di felicità umana. Lo sfondo di ogni narrazione è la cultura cattolica che ha generato il nostro senso etico e morale. E così lo spettacolo, molto lodato dalla critica, parlando di ex seminaristi racconta di noi, delle nostre paure e delle nostre ipocrisie.


INDRO & GINEVRA

Sono due enfant prodige: Indro Borreani si è diplomato a soli sedici anni e studia con Uto Ughi e Dejan Bogdanovich; Ginevra Costantini Negri a dieci anni si è esibita alla Carnegie Hall di New York ed è la più giovane tra i pianisti che abbiano interpretato i Péchés de vieillesse di Rossini. Esegue in concerto Un petit train de plaisir e Une pensée à Florence. Dalla “Primavera” di Beethoven Borreani balza negli indiavolati virtuosismi dei Capricci di Paganini per violino solo, ritrovando la dimensione cameristica nelle Variazioni su temi dal Mosè in Egitto di Rossini.


MARCO CAVICCHIOLI / CUORE DI TENEBRA DI JOSEPH CONRAD

È la storia di un viaggio per risalire il fiume Congo al centro dell’Africa da parte del narratore Charles Marlos. Lui racconta la sua avventura a bordo di un’imbarcazione ancorata in un’ansa del fiume Tamigi, vissuta con l’ossessione per il commerciante d’avorio Kurtz. Joseph Conrad nel celeberrimo racconto ‘Cuore di tenebra’ (pubblicato per la prima volte a puntate nel 1899 su una rivista) traccia un parallelismo fra Londra e l’Africa intesi come luoghi dell’oscurità. L’autore effettuò davvero quel viaggio nel 1890 e i personaggi sono ritratti di figure realmente esistite, incontrate in quella occasione. Al romanzo, che Marco Cavicchioli legge e racconta, si è liberamente ispirato Francis Ford Coppola per il film ‘Apocalypse Now’ ambientandolo però in Vietnam.